Lola nascerà a diciott'anni by Carla Maria Russo

Lola nascerà a diciott'anni by Carla Maria Russo

autore:Carla Maria Russo [Russo, Carla Maria]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: Romanzo
ISBN: 9788858503928
Google: GCPYceovxP4C
Amazon: B00660A1V6
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2011-12-05T23:00:00+00:00


44

Il proprietario dell’albergo non era al suo posto, quando sono scesa dalla stanza. Credo che non avesse il coraggio di guardarmi negli occhi.

Mi aveva persuasa che Mario avesse urgente bisogno di vedermi e che mi aspettava alla solita ora. Non capivo come avesse potuto rintracciarmi. Non ci aveva mai chiesto documenti.

Ma lui ha usato proprio questo stratagemma per convincermi.

Appunto per questo si deve fidare, signorina. È la conferma che l’informazione me l’ha soffiata il suo fidanzato. È in pericolo. Deve fuggire da Milano e non vuole andar via senza rivederla almeno una volta.

Come mai manda lei?

Lo domandi a lui ma soprattutto non approfitti della mia disponibilità. Già mi sono pentito di essermi prestato per questo favore. Chi me lo fa fare? Dio sa cosa sto rischiando. Il mio compito l’ho svolto. Ora se la sbrighi lei.

Mi ha persuasa.

Giungo all’appuntamento con il cuore in gola e una buona mezz’ora di ritardo, perché non mi è stato possibile liberarmi prima. Quando mi accorgo che Mario non è al solito posto, nell’angolino dell’ingresso rivolto verso la via Correnti, avverto un tuffo al cuore.

Ma il proprietario, con un cenno del capo, mi invita a salire nella solita stanza.

Mi precipito, pazza di gioia.

Spalanco la porta: ancora un istante e sarò fra le sue braccia.

Qualcuno mi afferra da dietro, mi immobilizza stringendomi alla gola e mi scaraventa sul letto con tale violenza che picchio la testa contro il muro e resto lì, prona, le braccia tese in avanti nel tentativo di attutire l’impatto.

Con un calcio chiude la porta.

Mi salta addosso e mi caccia in bocca un fazzoletto.

Mi solleva le gonne, mi strappa le calze, le mutande...

In silenzio.

Avverto solo il peso del corpo che mi schiaccia e mi toglie il respiro, il suo fiato sulla nuca, i denti che mi mordono il collo, il lobo dell’orecchio, le mani che graffiano i seni, li stringono fino a stritolarli.

Mi prende da dietro con la ferocia di un animale. Sento fitte dolorose fra le gambe mentre il capo picchia contro la testata in ferro battuto del letto con colpi cadenzati come quelli che il mio aguzzino mi infligge e che sottolinea con grugniti che sembrano grida di trionfo, di soddisfazione, di ferocia.

Ah!... Ah!

Io mi mordo le labbra fino a farle sanguinare per non gridare, ingoio lacrime e sangue.

Poi, con un gemito più lungo, si affloscia su di me.

Dopo poco mi gira per potersi godere lo spettacolo della mia sofferenza e umiliazione, e perché io, a mia volta, guardi lui.

Melli.

Non te la cavi con così poco, troia, esordisce con un’aria di beffardo trionfo dipinta sul volto. Pensavi di farla franca, eh? dopo avermi reso ridicolo di fronte a tutta Milano, stronza che non sei altro. L’hai data a tutti tranne che a me. Ora è il mio turno. Come sono, di’? Meglio io, l’operaio o il generale? Chi fotte meglio, di noi tre?

Avanti così, ancora.

Geme, ulula, bisbiglia sconcezze di ogni genere, morde i capezzoli a sangue.

Quando decide che ne ha abbastanza, si alza, si lava nel lavandino e si rimette in ordine.



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